IL PRESIDENTE DI ASSOLAVORO FRANCESCO BARONI AL MESSAGGERO

Published On: 9 Febbraio 2023|Categorie: Comunicazione, Parlano di noi|

Il Presidente di Assolavoro Francesco Baroni intervistato da “Il Messaggero”

09 febbraio 2023

Francesco Baroni, presidente di Assolavoro. l’associazione nazionale delle Agenzie per il lavoro, che cosa pensa del record di dimissioni – poco meno di 2 milioni, l’8% del totale – registrato nel 2022 nel nostro Paese? Che cosa è cambiato al punto da provocare un fenomeno di tale portata?

 «La pandemia ha sicuramente contribuito a determinare un approccio in qualche modo nuovo al lavoro, un trend che in Italia ha tuttavia una valenza diversa dalla great resignation negli Stati Uniti, dove il fenomeno affonda le radici in dinamiche peculiari. E tuttavia anche da noi è il segnale di una maggiore ricerca di soddisfazione sul piano occupazionale».

Quali sono i motivi di quello che di primo acchito può sembrare pura disaffezione?

«Il fenomeno può essere interpretato in diversi modi e non sempre è sintomo della ricerca di benessere, può essere una spia d’allarme. Firmare le dimissioni senza avere tra le mani un’altra offerta è infatti un salto nel buio».

Resta il fatto che a dicembre il tasso di occupazione è risultato il più alto dal 2004.

«Dopo il Covid si sono create molte opportunità nuove. Attraverso le nostre Agenzie oggi sono al lavoro 500mila persone, la metà delle quali ha meno di 34 anni. E questa è una novità da non sottovalutare. Sono spesso ragaz zi disponibili a interpretare il lavoro come un percorso di crescita».

Secondo molti osservatori il reddito di cittadinanza è tra i motivi che favoriscono la nuova tendenza. È cambiato qualcosa dopo l’arrivo di nuove regole?

«Il reddito mescola una misura assistenziale a una di politica attiva per il lavoro che però, come noto, non ha funzionato. Da qui le criticità sul piano operativo. Le profilazioni fatte dai centri per l’impiego, anche attraverso l’utilizzo di un algoritmo, spesso sono sbagliate. Ma per capire se sta cambiando qualcosa è ancora presto».

Come se ne esce?

 «Occorre investire sempre di più nella formazione mirata all’acquisizione di nuove competenze. Le agenzie per il lavoro ogni anno formano gratuitamente oltre 300mila persone in base alle richieste del mercato. Almeno un terzo poi accede a una reale occasione di lavoro. È un modello che andrebbe esteso a tutti i settori».

Esiste anche il nodo dei bassi stipendi. Molti istituti di rilevazione lo confermano, a cominciare dall’Ocse.

«Il nodo dei salari esiste e occorre intervenire su più fronti. In primis con un intervento progressivamente più deciso di riduzione del cuneo fiscale; inoltre lavorando per una occupazione di qualità. Le professioni nate dal mondo tech sono un faro nella costruzione del nuovo mercato del lavoro».

C’è poi il tema del cosiddetto ”work life balance”. Nel privato, per esempio, oggi è difficile per un datore di lavoro riuscire ad assumere se non garantisce un certo numero di giorni alla settimana in cui è possibile lavorare da remoto.

«È un tema complesso che spesso viene affrontato in modo superficiale. Posto che dipende dal tipo di lavoro, in generale vale il principio per cui si deve trovare un equilibrio che consenta di assicurare produttività e libertà. Ritengo sia in corso un cambiamento epocale che non ha ancora trovato delle best practice di riferimento. È perciò bene che si sviluppino accordi sul piano aziendale per contemperare le diverse esigenze e bene ha fatto il legislatore a lasciare alle parti sociali la definizione delle soluzioni più adatte».

Soprattutto i giovani chiedono offerte di lavoro che consentano loro di svolgere l’attività a distanza, lontano dagli uffici delle grandi aree urbane dove il costo della vita è troppo alto, con maggiore flessibilità sugli orari e la possibilità di autogestire la propria quotidianità lavorativa. Come risponde Assolavoro?

«Nei nostri elenchi ci sono almeno trenta professioni, suddivise per tre settori fondamentali, molte delle quali rispondono a tali esigenze. I nostri elenchi sono pubblici. Ma aggiungo che tra i motivi che spingono le nuove leve a “cambiare aria” c’è anche un malessere emotivo, dato dall’assenza di riconoscimenti di merito, e dal non sentirsi allineati ai valori dell’azienda. Ed è anche su questo che si dovrà lavorare».

Un consiglio: che lavoro faremo nel 2023?

«Tirano le posizioni legate al digitale, sulla spinta del Pnrr, si va dai programmatori ai project manager nei settori IT. Molto richieste le figure elettriche ed elettromeccaniche: penso per esempio ai disegnatori 2De 3D. Lo stesso vale per elettricisti industriali, fresatori, tornitori, saldatori laser».

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