AAA NUOVE COMPETENZE CERCANSI – IL PRESIDENTE RAMAZZA SU ECONOMY

Published On: 13 Gennaio 2022|Categorie: Comunicazione, Parlano di noi|

Economy, gennaio 2022

In Italia mismatch e shortage continuano a crescere, insieme con la disoccupazione. Eppure i salari sono pressoché immobili. Per superare il cortocircuito si punta sugli Its, sugli Istituti tecnici superiori post diploma.

La pandemia ha fatto emergere una carenza di figure sanitarie: «C’è un deficit di personale infermieristico che varia da 30mila a 50mila unità a seconda delle stime, e di medici da 25 a 30mila» rimarca il presidente di Assolavoro, «per fare un infermiere ci vogliono 3 anni, per un medico 6 più 3 o 4. Si comprende che molto difficilmente quello di cui si sta parlando, ristrutturare il sistema sanitario visto che la pandemia ha messo in evidenza che è necessaria una territorializzazione dei servizi, nei fatti sarà molto difficile».

Dai dati Excelsior emerge che il problema più frequente non è il mismatch, bensì lo shortage: in altre parole, la difficoltà di reperimento delle figure professionali richieste dalle aziende è dovuta nel 12% dei casi a una preparazione inadeguata, nel 22% alla mancanza di candidati. «Questo ci dice che nei percorsi formativi non ci sono sufficienti indirizzi orientati alle esigenze delle imprese» commenta il presidente di Assolavoro, «un discorso che vale sia a livello universitario che secondario superiore».

«Occorrono decisioni molto forti e tempestive rivolte all’orientamento dei giovani, oltre che all’aggiornamento e riqualificazione di coloro che già lavorano» mette in evidenza Ramazza, «mai come adesso il tema della formazione permanente è necessario. Pensiamo solo a quel che il Pnrr impone in termini di digitalizzazione della PA: l’età media dei dipendenti pubblici è 54 anni, molti di loro sono entrati quando non c’era nulla di digitale. C’è bisogno di un aggiornamento professionale mastodontico».

Quanto al coinvolgimento delle Agenzie per il lavoro nell’ambito della riformulazione del Reddito di Cittadinanza, che prevedere un incentivo in caso in cui favoriscano l’occupazione dei percettori della misura, Ramazza è perplesso. «Il percorso è in via di definizione e attendiamo di conoscerlo più nel dettaglio» puntualizza il presidente di Assolavoro. «Ma mi pare non ci sia una riflessione abbastanza radicale sul Rdc. Politiche attive e Reddito di cittadinanza sono due cose completamente diverse. Non più di un terzo dei percettori del reddito può aspirare a un lavoro, gli altri hanno bisogno semplicemente di un sostegno: un intervento sociale che dovrebbe essere appannaggio dei comuni. Chi può lavorare invece va guidato dentro a un programma inequivocabile: si deve stabilire chiaramente chi verifica le condizionalità, e in cosa consiste; e l’identificazione della congruità dell’offerta dovrebbe essere effettuata dal soggetto pubblico, visto che si tratta di soldi pubblici».

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