TIZIANA LANG, CENTRI PER L’IMPIEGO E SERVIZI PER I MIGRANTI
Centri per l’impiego e servizi per i migranti
Tiziana Lang, esperta di Politiche del lavoro, pari opportunità, relazioni industriali del Ministero del Lavoro e della Commissione europea, ne “Il Cloud del Lavoro 2023-2024” ha analizzato i servizi erogati dai Centri per l’impiego nel panorama europeo. I servizi per l’impiego in Europa svolgono, infatti, un ruolo chiave nei processi di integrazione di rifugiati e immigrati, che vengono accompagnati verso una maggiore autonomia economica e favoriti nella partecipazione sociale. Attraverso il lavoro possono, infatti, apprendere la lingua, migliorare le condizioni di salute e costruire reti locali. Grazie al PES Network le esperienze dei vari Paesi europei sono state condivise per creare un modello di apprendimento attivo. Tra le sfide principali per l’integrazione rilevate la conoscenza della lingua, il riconoscimento delle competenze pregresse e il coinvolgimento dei datori di lavoro.
Per affrontare questi ostacoli alcuni Paesi hanno sviluppato soluzioni innovative. In Austria, ad esempio, i Centri per l’impiego offrono la “Competence Check” per la valutazione delle competenze dei rifugiati. In Germania, invece, il test MYSKILLS consente di valutare le competenze professionali anche in assenza di documentazione formale, utilizzando immagini e video per valutare le abilità dei lavoratori stranieri. Con la “Fast Track Initiative” in Norvegia e Svezia sono stati introdotti programmi di inserimento rapido nel mercato del lavoro per quei settori con carenza di manodopera.
Una migliore efficacia dei servizi erogati dipende, dunque, dalla collaborazione tra Centri per l’impiego e altre istituzioni, come dimostrato anche da diverse iniziative tripartite in Svezia. Nonostante i costi iniziali più elevati, infatti, nel lungo periodo questi servizi possono apportare maggiori benefici economici e sociali, abbassando inoltre lo skills shortage in Europa.
Il contributo di Tiziana Lang tratto da “Il Cloud del Lavoro 2023-2024”
En attendant le nuove politiche attive
CENTRI PER L’IMPIEGO E SERVIZI PER I MIGRANTI
Da tempo i servizi per l’impiego europei sono coinvolti nei processi d’integrazione di rifugiati e immigrati. L’attività lavorativa oltre a garantire autonomia e indipendenza economica, facilita l’apprendimento della lingua, aumenta la consapevolezza culturale e la partecipazione sociale, favorisce la costruzione di reti locali e sociali, migliora la salute fisica e mentale.
Grazie alla rete europea dei servizi per l’impiego (PES Network) le attività, la governance e le innovazioni sperimentate dai servizi a livello locale sono monitorate, valutate e diffuse tra gli Stati membri secondo un modello di apprendimento attivo che mira a una convergenza verso l’alto (benchlearning). Nel caso dei servizi offerti a rifugiati e immigrati le situazioni si differenziano molto tra Paesi, tuttavia, ci sono alcune sfide comuni sintetizzabili nei seguenti fattori chiave dell’integrazione: lingua, competenze e qualificazioni, partenariato e istituzioni, datori di lavoro.
La conoscenza della lingua del Paese ospitante rappresenta il primo passo verso l’integrazione lavorativa dei migranti perché consente loro di interagire con i futuri datori di lavoro, con le istituzioni pubbliche e, più in generale, con la società. L’apprendimento dovrebbe essere su misura (rispetto alla situazione personale, alle competenze e alle qualifiche possedute) e svolgersi con il coinvolgimento dei datori di lavoro per favorire l’acquisizione di nuove competenze professionali da parte di rifugiati e migranti. Il servizio per l’impiego delle Fiandre (VDAB) offre formazione e supporto linguistico all’interno delle aziende che assumono persone rifugiate o immigrati; il coach sul lavoro supporta la comunicazione tra i lavoratori immigrati e i colleghi fiamminghi coinvolgendo attivamente questi ultimi nella formazione linguistica e professionale dei primi.
I Centri per l’impiego danesi utilizzano il modello a «scala» per identificare quante e quali competenze individuali della persona immigrata sono utili all’integrazione lavorativa e in collaborazione con le aziende combinano lezioni di lingua danese con la pratica lavorativa, come parte del programma complementare di formazione aziendale.
Un secondo ostacolo al rapido inserimento occupazionale è rappresentato dall’assenza di documentazione comprovante il livello di istruzione e le qualifiche possedute dalle persone migranti e rifugiate. I servizi per l’impiego devono poter valutare efficacemente le competenze formali e informali, specialistiche o trasversali, dei migranti nonché identificare e riconoscere le loro qualifiche, l’istituzione responsabile e la loro riconoscibilità/trasferibilità nel sistema educativo e professionale del Paese di arrivo. Nei Paesi europei si applicano approcci differenti dall’autovalutazione da parte dei rifugiati, alla valutazione da parte di consulenti del lavoro, fino all’uso di sistemi informatizzati.
In Austria sin dal 2016 i Centri per l’impiego offrono a rifugiati e richiedenti asilo la «Competence Check» (verifica delle competenze) un servizio offerto anche nella lingua madre degli utenti immigrati che dura cinque settimane per gli uomini e sette per le donne. L’obiettivo è quello di attestare competenze e qualifiche, e di definire le eventuali esigenze di ulteriore qualificazione, ma anche di informarli in merito al funzionamento dei sistemi del lavoro e dell’istruzione nel Paese.
Il servizio non è offerto secondo un format standard poiché, trattandosi di un sistema federale, il singolo Centro per l’impiego lo declina in base alla situazione della provincia di riferimento (accordi con aziende, parti sociali, enti di formazione). In Germania, invece, si è deciso di ricorrere a «MYSKILLS », un test standard messo a punto dall’agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur fuer Arbeit, BA) e dalla Bertelsmann Stiftung. A disposizione dei Centri per l’impiego dal 2016, Myskills è utilizzato per valutare le competenze professionali di rifugiati, immigrati ma anche di disoccupati con basse qualifiche, rispetto agli standard tedeschi. Il test viene eseguito dopo il colloquio di consulenza nel Centro per l’impiego per quegli utenti che si dichiarano esperti in una determinata professione, ma non possiedono una qualifica formale. Il test, multilingue e sensibile alle differenze culturali, si avvale di immagini e video che mostrano azioni professionali concrete in contesti reali (ne esistono 30 per altrettante professioni) e dura circa quattro ore.
Per ogni professione il test propone da cinque a otto diversi campi di azione o competenza (ad esempio, per il test «assistente alle vendite per i servizi al dettaglio» sono inclusi: «gestire il servizio clienti» e «lavorare alla cassa»). Le aree di competenza/azione sono chiaramente separate, rappresentano aree occupazionali/incarichi nelle aziende, sono orientate ai modelli di qualificazione parziale esistenti e rappresentano l’intera competenza professionale come stabilito dalla normativa sull’istruzione e la formazione professionale nel Paese (per quest’ultima è competente il governo federale e non i singoli Laender).
L’utente, valutato per ogni area, è classificato su una scala a cinque livelli (da «competenze elevate» a «scarsa/nessuna competenza»). A seconda dell’esito della valutazione, il Centro per l’impiego decide se è possibile o meno l’impiego in un determinato posto di lavoro, se è necessaria una formazione aggiuntiva o quale sia l’occupazione più adatta. Grazie a questo strumento chi cerca lavoro, gli operatori dei servizi per l’impiego e i datori di lavoro beneficiano di informazioni affidabili e obiettive sulle capacità e competenze possedute dal singolo lavoratore non qualificato. I disoccupati, dal canto loro, ottengono un documento che riporta le competenze professionali e che può essere utilizzato sia per l’accesso alla formazione sia per la ricerca di lavoro.
L’efficacia della collaborazione e dei partenariati tra Centri per l’impiego e le altre istituzioni interessate dai processi di integrazione dei rifugiati aumenta laddove sono stipulati accordi formali e sono definite con chiarezza la sequenza e tempistica dei servizi, nonché le modalità di condivisione dei dati (soprattutto con quei soggetti che non sono partner abituali dei Centri per l’impiego come, ad esempio, gli uffici per l’immigrazione, la polizia, ecc.).
In Norvegia, il Ministero del Lavoro e degli affari sociali, in partenariato con l’Associazione norvegese degli enti locali e regionali e con le parti sociali hanno strutturato una fast track per l’ingresso nel mercato del lavoro dei rifugiati pronti al lavoro (ready to work), con l’obiettivo di facilitare l’intermediazione in alcuni settori produttivi a corto di manodopera. La misura di politica attiva prevede incentivi per i datori di lavoro che assumono migranti che necessitano solo di brevi misure di formazione e qualificazione per lavorare.
Infine, una condizione indispensabile per acquisire le competenze sul posto di lavoro (e affrancarsi progressivamente dall’assistenza del Centro per l’impiego) è il coinvolgimento dei datori di lavoro. In Svezia, esiste la «Fast Track Initiative for Newly Arrived Migrants» dedicata ai migranti appena giunti nel Paese. I Centri per l’impiego offrono un percorso semplificato di politica attiva specificamente diretto a questa tipologia di immigrati grazie a «corsie preferenziali» concordate con le parti sociali e gli altri attori del mercato del lavoro. A tutto il 2019 sono stati conclusi quindici accordi tripartiti settoriali (ristorazione, sanitario, salute, farmaceutico, turismo, manifatturiero, cura e benessere, trasporti, pittura, lavorazione del legno, grafica e design, gestione immobiliare, energia ed elettricità, costruzioni, agricoltura e forestale) che hanno riguardato circa 40 professioni.
Sulla spinta della crisi Ucraina e della necessità di collocazione al lavoro dei nuovi rifugiati giunti nei Paesi dell’Unione, la Direzione Occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea nel 2022 ha condotto un’indagine online sui processi di integrazione di rifugiati e migranti mediante l’istruzione e formazione professionale.
Tra le attività e buone pratiche rilevate dall’indagine anche il Digital opportunities Portal sviluppato dalla European Digital SMEs Alliance per offrire lavoro, formazione e competenze ai rifugiati. La piattaforma europea è liberamente disponibile per tutte le aziende e gli enti di formazione dell’Ue che possono contribuire pubblicando le loro opportunità/offerte di lavoro e formazione.
Ci si chiederà quale sia l’impatto organizzativo ed economico dei servizi erogati dai Centri per l’impiego a rifugiati e immigrati. Secondo il Pes Network, se nell’immediato è innegabile l’aumento dei costi dei servizi e del carico di lavoro per il personale e il management, nel lungo periodo è atteso un impatto economico e sociale positivo nei singoli Paesi e nel complesso dell’Ue. Infatti, servizi ben concepiti possono fornire alti ritorni sul mercato del lavoro, consentire alle persone rifugiate e migranti di mettere a frutto le loro competenze e qualifiche, in particolare, in quei Paesi e mercati più sofferenti a causa della crisi demografica e della carenza di manodopera e di competenze.
IL CLOUD DEL LAVORO 2023-2024
Il contributo di Tiziana Lang, esperta di Politiche del lavoro, pari opportunità, relazioni industriali del Ministero del Lavoro e della Commissione europea, è contenuto all’interno de “Il Cloud Del Lavoro 2023-2024“, l’annuale pubblicazione di Assolavoro che raccoglie al proprio interno riflessioni e proposte di esperti e manager delle Agenzie, giuslavoristi, economisti, rappresentanti istituzionali e sindacali, ministri, ex ministri e dirigenti pubblici.
L’obiettivo de Il Cloud del Lavoro è quello di offrire le coordinate più puntuali su regole, flessibilità, politiche attive, servizi, Agenzie per il Lavoro, dati, formazione, competenze, welfare, relazioni industriali, digitalizzazione, intelligenza artificiale e prospettive del mercato del lavoro tra il 2023 e 2024.
Assolavoro pubblica in esclusiva ogni settimana un contributo tratto dalla pubblicazione con l’obiettivo di stimolare il dibattito online sul futuro del mercato del lavoro.