MAURIZIO SACCONI, LE INTUIZIONI E L’ATTUALITÀ DI MARCO BIAGI PER UN NUOVO STATUTO DEI LAVORATORI

12 Novembre 2024|Categorie: Comunicazione, Il Cloud del Lavoro|

Le intuizioni e l’attualità di Marco Biagi per un nuovo statuto dei lavoratori

Maurizio Sacconi, Chairman ADAPT Steering Committee, già Ministro del Lavoro, ne “Il Cloud del Lavoro 2023-2024” ha analizzato le intuizioni e l’attualità della Legge Biagi. La legge Biagi, introdotta nel 2003, intendeva modernizzare il mercato del lavoro andando a colmare il divario tra il vecchio modello di diritto del lavoro e un ipotetico “Statuto dei Lavori”, tenendo dentro anche le politiche attive, centrali per adattare i rapporti tra imprese e lavoratori in modo flessibile e reciproco.

Tra le innovazioni introdotte che hanno precorso i tempi il lavoro agile e per obiettivi, che ha anticipato il concetto moderno di flessibilità e smart working, interventi mirati a salvaguardia del lavoro regolare, e l’inclusione lavorativa delle persone affette da disabilità. Attenzione particolare è riservata anche ai giovani e al loro inserimento nel mercato del lavoro: con l’apprendistato duale, ad esempio, si punta ad integrare l’apprendimento teorico con l’aspetto pratico; il placement scolastico e universitario, poi, si pone l’obiettivo di favorire un maggior collegamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro, incrementando l’occupazione degli under 25.

Grazie alla riforma e al successivo sviluppo delle Agenzie per il Lavoro si è arrivati oggi ad un maggiore avvicinamento tra scuola e aziende, puntando anche sulle competenze richieste dal mercato del lavoro per diminuire il mismatch.

Il contributo di Maurizio Sacconi tratto da “Il Cloud del Lavoro 2023-2024”


 

Il lavoro, la politica, il governo

LE INTUIZIONI E L’ATTUALITÀ DI MARCO BIAGI PER UN NUOVO STATUTO DEI LAVORATORI

Nel 2023 ricorre il ventesimo anniversario della legge giustamente intitolata a Marco Biagi. È ben vero che si trattava di una normativa ponte tra il vecchio assetto del nostro diritto del lavoro e il tanto auspicato Statuto dei Lavori. Ma la costruzione di un testo unico semplice e sussidiario, sostitutivo dello Statuto dei Lavoratori, presupponeva l’integrazione e la modifica delle vecchie norme da cucire poi in un nuovo impianto fatto di regole inderogabili, efficaci politiche attive per l’inclusione dei più in una società attiva, rinvio alla contrattazione, specie di prossimità, per il reciproco e duttile adattamento tra imprese e lavoratori.

Dopo vent’anni non si tratta di riflettere formalisticamente sulle tipologie contrattuali che pure rappresentarono il contenuto dominante della riforma ma di comprenderne le potenzialità sostanziali. La preveggenza del moderno lavoro «agile» per obiettivi attraverso il lavoro a progetto, la intuizione della integrazione tra apprendimento teorico e pratico attraverso l’apprendistato per il conseguimento di qualifiche, diplomi e titoli «terziari» o la istituzione di uffici di placement nelle scuole e nelle università, l’omologazione dei diritti dei lavoratori nei modelli organizzativi fondati sulla specializzazione e quindi nelle esternalizzazioni e negli appalti, l’auspicio di una minore conflittualità grazie all’istituto della certificazione, la volontà di includere i disabili mediante il lavoro nelle cooperative sociali dedicate, la osservazione degli spezzoni lavorativi e la ricerca dei modi di sottrarli alla irregolarità, costituiscono tuttora un giacimento dal quale estrarre soluzioni per il presente e il futuro.

Le contraddizioni che tuttavia segnano gli attuali mercati del lavoro sono la conseguenza di una transizione incompiuta. E questa incompiutezza si riconduce soprattutto alla insufficienza delle politiche (pro)attive per il lavoro, ovvero dedicate allo sviluppo degli intermediari che accompagnano a una occupazione. Secondo un ritornello diffuso, a questo proposito non si sarebbe fatto nulla. Intendendosi con ciò che non si sarebbe costruito un sistema diffuso di centri in capo alle pubbliche amministrazioni come in Germania o nel Regno Unito. Eppure, proprio a partire dalla legge «Biagi», una diversa impostazione ha condotto alla crescita delle agenzie private, alla maggiore propensione di scuole e università alla collaborazione con le imprese, alla pur lenta e timida disponibilità di alcune organizzazioni di rappresentanza o dei loro enti bilaterali ad operare nelle funzioni del collocamento. E le buone pratiche di alcune Regioni hanno dimostrato la potenziale efficacia dei «buoni lavoro» in mano ai disoccupati se resi uno strumento sistemico.

L’esperienza italiana non ha mai offerto un adeguato servizio di collocamento «statale» per cui si potrebbe finalmente ipotizzare un sistema misto di operatori «pubblici» secondo il modello del nostro sistema di istruzione ove operano in un regime concorrenziale scuole statali e no, tutte «pubbliche».

La definizione di intermediari di pubblico interesse dovrebbe renderli tutti destinatari potenziali di «premi» inversamente proporzionali al grado di occupabilità degli assistiti, consentire loro di accedere alle banche dati e di prendere in carico quote di percettori dei sussidi, impegnarli agli atti sostanziali di valutazione delle competenze e alle conseguenti attività formative in funzione della concreta domanda delle imprese o delle famiglie. Ogni insistenza su funzioni riservate ai Centri per l’impiego corrisponderebbe solo a logiche autoreferenziali o ad astratti disegni ideologici, figli del vecchio monopolio del collocamento di Stato. Metterli in competizione e garantire ai dipendenti fondi premiali alimentati dalla attrazione di «buoni», significherebbe invece riorientarli ai risultati in termini di occupati.

L’osservazione della realtà, un approccio pragmatico, investimenti nelle abilità e competenze possono determinare anche nel tempo breve importanti effetti inclusivi, anche per persone adulte e di basse competenze.

 


IL CLOUD DEL LAVORO 2023-2024

Il contributo di Maurizio Sacconi, Chairman ADAPT Steering Committee, già Ministro del Lavoro, è contenuto all’interno de “Il Cloud Del Lavoro 2023-2024“, l’annuale pubblicazione di Assolavoro che raccoglie al proprio interno riflessioni e proposte di esperti e manager delle Agenzie, giuslavoristi, economisti, rappresentanti istituzionali e sindacali, ministri, ex ministri e dirigenti pubblici.

L’obiettivo de Il Cloud del Lavoro è quello di offrire le coordinate più puntuali su regole, flessibilità, politiche attive, servizi, Agenzie per il Lavoro, dati, formazione, competenze, welfare, relazioni industriali, digitalizzazione, intelligenza artificiale e prospettive del mercato del lavoro tra il 2023 e 2024.

Assolavoro pubblica in esclusiva ogni settimana un contributo tratto dalla pubblicazione con l’obiettivo di stimolare il dibattito online sul futuro del mercato del lavoro.

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