Il mercato del lavoro oltre lo smart working. Parla Ramazza
Non ci dimentichiamo che tra qualche settimana, sempre che il governo non intervenga prima, cadrà il divieto di licenziamento da parte delle imprese…
Ecco, questo è un aspetto centrale, di carattere sociale e meno legato ai profili. Un problema molto serio, che mi pare sottovalutato. Onestamente mi aspetterei dal governo dei provvedimenti che creano lavoro, riprendendo per esempio Industria 4.0 o facendo leva sulla strategia europea del Green new deal. Perché se non si creano posti di lavoro ci ritroveremo con posti di lavoro in meno, quando sarà finita la spinta degli ammortizzatori sociali. L’unica vera risposta alla crisi è la creazione di posti di lavoro nuovi.
E lei Ramazza percepisce questo sforzo da parte del governo?
Trovo che il governo stia facendo molto per mantenere i posti di lavoro, ma non per crearne di nuovi. Credo che mantenere posti di lavoro sia importante, ma non tutti i posti si potranno mantenere e allora servirebbe di crearne di nuovi. Non vedo però questa volontà.
L’associazione che lei guida sta chiedendo da tempo più agilità nel rinnovo dei contratti a tempo determinato. Avete avuto un’interlocuzione costruttiva con il governo?
Oggi le aziende hanno un’orizzonte, in termini di commesse, che non va oltre luglio. Ma quando arriveranno nuove commesse, le aziende dovranno essere reattive. Di qui la necessità che i rapporti a tempo determinato si liberino dei lacci e lacciuoli, come per esempio le causali. Fatta questa premessa, al momento abbiamo visto come nel decreto di luglio annunciato dal ministro Roberto Gualtieri, oltre alla possibilità di estendere la Cassa integrazione a fine anno, oltre al blocco dei licenziamenti, ci potrebbe essere lo stop alle causali fino al 31 dicembre. Ma non abbiamo ancora visto il testo.