SILVIA CIUCCIOVINO: LE COMPETENZE CHE MANCANO PER IL LAVORO

Published On: 7 Maggio 2024|Categorie: Comunicazione, Il Cloud del Lavoro|

Le competenze che mancano per il lavoro

Silvia Ciucciovino, Professore ordinario di Diritto del lavoro e prorettore dell’Università Roma Tre, ne il “Cloud del Lavoro 2023-2024” si interroga sulle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro.  Lo skill mismatch sta diventando un problema sempre più evidente nel nostro Paese. La mancanza di capitale umano adeguato rischia infatti di compromettere la crescita economica del Paese e di minare gli sforzi richiesti dalle transizioni ecologica e digitale.

Secondo le recenti analisi, la maggior parte della domanda di lavoro in Italia rimane insoddisfatta a causa della difficoltà nel reperimento dei profili professionali richiesti. A gennaio 2023, il talent shortage riguardava quasi la metà della domanda di lavoro, con picchi particolarmente elevati per figure dirigenziali, operai specializzati e profili tecnici.

Alla mancanza di figure professionali si aggiunge anche quella delle competenze richieste dal mercato del lavoro che ricopre trasversalmente tutti i livelli, con una percentuale significativa di giovani Neet, superiore anche alla media europea. Le cause di questa situazione sono molteplici e complesse, ma una parte significativa di responsabilità può essere attribuita al disallineamento tra formazione e mondo del lavoro.

Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, così come tra domanda e offerta di skills, rappresenta un ulteriore elemento da prendere in considerazione. In questo scenario complesso si rendono, inoltre, necessarie riforme significative del sistema educativo e formativo. A tal fine andrebbe sollecitata una logica di premialità per incentivare le università a orientare la propria offerta formativa verso le esigenze del mercato del lavoro, puntare su strumenti di innovazione digitale in grado di favorire il matching tra domanda e offerta, e la promozione di una maggior sinergia tra pubblico e privati.

Soltanto attraverso un approccio integrato e collaborativo sarà possibile affrontare efficacemente lo skill mismatch e garantire una crescita economica sostenibile per l’Italia.

Il contributo di Silvia Ciucciovino tratto da “Il Cloud del Lavoro 2023-2024”


 

En attendant le nuove politiche attive

LE COMPETENZE CHE MANCANO PER IL LAVORO

Lo skill mismatch: un’emergenza per il Paese

Lo skill mismatch, cioè il disallineamento tra i profili professionali domandati dal sistema produttivo e quelli reperibili nel mercato del lavoro, è ormai una vera e propria emergenza del Paese. I grandi piani di ripresa e sviluppo finanziati dal Pnrr e le grandi transizioni, ecologica e digitale, rischiano di fallire per la mancanza del capitale umano necessario a sostenere la crescita economica.

Il sistema informativo Excelsior-Unioncamere ci restituisce un quadro sempre più critico. Gran parte della domanda di lavoro espressa dal sistema produttivo italiano rimane insoddisfatta per irreperibilità dei profili professionali e delle competenze ricercati. A gennaio 2023 la difficoltà di reperimento riguarda quasi la metà della domanda di lavoro: è pari al 45,6% (con un aumento di 7 punti percentuali rispetto all’anno precedente) con picchi del 66% per le figure dirigenziali, del 62% per gli operai specializzati e del 59% per i profili tecnici.

La difficoltà di reperimento sussiste comunque trasversalmente per tutti i titoli di studio e si aggira intorno al 30% anche per le professioni non qualificate. Dati ancor più preoccupanti soprattutto se si considera che la percentuale di giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), in Italia è ormai intorno al 25%, in crescita rispetto agli anni precedenti e ben superiore alla media europea (dove si attesta al 15%).

La domanda di lavoro cresce, ma l’offerta è inadeguata o insufficiente.

Le cause di questi dati impietosi sono molteplici e complesse. Non v’è dubbio però che una quota rilevante di responsabilità è da attribuire al difficile raccordo tra formazione e lavoro e all’inadeguatezza del sistema della formazione professionale e delle politiche attive.

È vero mancano le competenze per il lavoro. Ma mancano anche molte condizioni per l’efficace utilizzo delle ingenti risorse messe in campo dal Pnrr e dai Fondi europei.

Le carenze del dialogo tra domanda e offerta di competenze

Manca un dialogo strutturale tra la domanda e l’offerta di lavoro nel nostro Paese, così come manca un dialogo sistemico tra la domanda e l’offerta di competenze professionali. La ritrosia del sistema pubblico a sviluppare sinergie sistemiche con le agenzie private non aiuta. La mancata digitalizzazione del mercato del lavoro e la sostanziale inattuazione della dorsale informativa unitaria e del fascicolo elettronico del lavoratore rendono anche tecnicamente difficile in connessione la domanda e l’offerta di lavoro e così continuano a prevalere i canali informali di incontro.

Le imprese fanno fatica a entrare in contatto con i laureati e con i laureandi, anche per una rigida interpretazione della normativa sulla protezione dei dati personali. Fortunatamente si sta diffondendo, ma è acquisizione recente, una piattaforma a livello nazionale di incontro sviluppata da Almalaurea, comunque è rimessa all’adesione delle singole Università.

Mancano osservatori permanenti dei fabbisogni professionali e analisi previsionali granulari per aree territoriali e per settori.

L’offerta formativa, sia essa quella espressa dalle istituzioni formative, o quella offerta a livello regionale dagli enti accreditati per l’offerta di corsi finanziati con le risorse regionali, spesso ubbidisce a logiche spontaneistiche e non sempre coerenti con i fabbisogni reali espressi del sistema produttivo.

A livello regionale manca una cultura della pianificazione/programmazione e della valutazione di impatto della formazione finanziata. Così come spesso è carente una logica di formazione per competenze secondo l’idea dell’apprendimento permanente e della personalizzazione dei percorsi. I Repertori regionali sono arretrati, così come l’Atlante del lavoro e delle qualificazioni professionali e non riflettono il reale sviluppo della domanda di professionalità da parte delle imprese. Infine in molte regioni non è stato ancora pienamente attuato il sistema di certificazione delle competenze previsto dal d.lgs. 13/2013.

Dal lato dell’offerta universitaria si è avuta una importante innovazione dell’offerta formativa negli ultimi anni, ma non sussiste un reale sistema incentivante a livello ministeriale che induca le università a curvare la propria offerta ai fabbisogni formativi del mondo del lavoro. Nella distribuzione del fondo di finanziamento ordinario (Ffo) si tiene conto di diversi criteri premiali ma tra questi non riscontra una vera politica di incentivazione del sistema universitario in questa direzione.

L’offerta formativa universitaria è ancora molto rigida nella costruzione dei curriculum formativi (si attende da anni la riforma delle classi di laurea) e nello stesso ventaglio dei titoli e corsi erogabili (laurea, laurea magistrale, master, corsi di perfezionamento), mentre non c’è ancora una cultura della modularizzazione o segmentazione dei curriculum e dei crediti formativi acquisibili (sul modello delle microcredential di stampo europeo) che sarebbe invece necessaria ad immettere elementi di flessibilità, soprattutto per dirigere l’offerta dell’alta formazione verso un’utenza non necessariamente interessata al conseguimento del titolo universitario, ma interessata all’acquisizione di unità di competenze o singoli moduli formativi.

Il segmento della formazione tecnica superiore specialistica degli Its (Istituti tecnici superiori) è assolutamente sottodimensionata rispetto alle necessità del Paese. La normativa di riferimento deve ancora essere adeguata e molti pesi strutturali e purtroppo culturali gravano ancora sul rilancio auspicato del sistema degli Its. In non tutte le regioni è strutturata una offerta sul segmento dell’Istruzione e formazione professionale IFP.

Sul decollo del sistema duale, affidato essenzialmente all’apprendistato di alta formazione e ricerca, gravano ancora molti vincoli e rigidità che rendono la soluzione difficilmente praticabile su larga scala in mancanza di alcune sostanziali modifiche legislative.

Le priorità per un rinnovamento

Una agenda politica intenzionata a invertire i dati sullo skill mismatch dovrebbe tentare di confrontarsi almeno con alcune delle carenze menzionate. È vero che molte leve non sono nelle mani del governo nazionale, ma sono rimesse alle Regioni e alla stessa autonomia universitaria e scolastica.

Molto però può essere fatto con alcune riforme oculate dell’offerta formativa universitaria e post secondaria (microcredenziali, riforma delle classi di laurea, modularizzazione delle unità di competenza e relativi crediti formativi universitari, rilancio degli Its, riforma dell’apprendistato di terzo livello), con strumenti premiali delle virtuosità (distribuzione dei fondi di finanziamento del sistema scolastico e universitario connessi all’allineamento e alla coerenza dell’offerta con i fabbisogni professionali; premialità per le azioni di orientamento e di integrazione formazione lavoro e sperimentazione del sistema duale), con la digitalizzazione del mercato del lavoro (dorsale informativa, fascicolo elettronico del lavoratore, nuove tecnologie a servizio del matchmaking domanda/offerta e analisi previsionali della domanda di lavoro); con l’avanzamento tecnologico per la trasparenza del funzionamento del mercato del lavoro e delle opportunità di lavoro; con la promozione del partenariato strutturale pubblico-privato; con la valorizzazione del ruolo di Anpal (di coordinamento delle politiche attive regionali, aggiornamento dell’Atlante del lavoro, messa a regime del sistema di certificazione delle competenze); con un maggior dialogo tra Ministero dell’Università e quello del Lavoro (per il migliore adeguamento dell’offerta formativa ai fabbisogni e per la transizione formazione/lavoro); con la diffusione a tutti i livelli di governo della cultura del monitoraggio della performance e valutazione di impatto delle politiche pubbliche e degli investimenti delle risorse pubbliche.

 


IL CLOUD DEL LAVORO 2023-2024

Il contributo di Silvia Ciucciovino, Professore ordinario di Diritto del Lavoro e prorettore dell’Università Roma Tre, è contenuto all’interno de “Il Cloud Del Lavoro 2023-2024“, l’annuale pubblicazione di Assolavoro che raccoglie al proprio interno riflessioni e proposte di esperti e manager delle Agenzie, giuslavoristi, economisti, rappresentanti istituzionali e sindacali, ministri, ex ministri e dirigenti pubblici.

L’obiettivo de Il Cloud del Lavoro è quello di offrire le coordinate più puntuali su regole, flessibilità, politiche attive, servizi, Agenzie per il Lavoro, dati, formazione, competenze, welfare, relazioni industriali, digitalizzazione, intelligenza artificiale e prospettive del mercato del lavoro tra il 2023 e 2024.

Assolavoro pubblica in esclusiva ogni settimana un contributo tratto dalla pubblicazione con l’obiettivo di stimolare il dibattito online sul futuro del mercato del lavoro.

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