STEFANO SACCHI E GIANLUCA SCARANO: POLITICHE ATTIVE E DISOCCUPATI WORK-READY NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA GOL

Published On: 18 Giugno 2024|Categorie: Comunicazione, Il Cloud del Lavoro|

Politiche attive e disoccupati work-ready nell’ambito del programma GOL

Stefano Sacchi, docente di Scienza Politica al Politecnico di Torino, e Gianluca Scarano, assegnista di ricerca in Sociologia economica all’Università di Torino, ne il “Cloud del Lavoro 2023-2024” analizzano il Programma GOL nell’ambito delle politiche attive messe in campo in Italia. Il programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL) rappresenta una ambiziosa sfida per le politiche attive del lavoro in Italia, con cui si mira a migliorare l’integrazione dei beneficiari nel mercato del lavoro.

Il governo italiano, in accordo con la Commissione Europea, ha fissato l’obiettivo che il 75% dei beneficiari del GOL appartenga a categorie vulnerabili, come donne, giovani under 30, over 55, disoccupati di lunga durata e persone con disabilità. Tra i punti di forza si segnala il percorso 4 del programma con il quale si offre assistenza intensiva a coloro che necessitano di supporto oltre ai problemi occupazionali. In contrasto, invece, il percorso 1, “Reinserimento Occupazionale”, destinato a chi è già pronto per il lavoro e necessita solo di orientamento specialistico e formazione digitale, ossia di un aggiornamento delle competenze.

L’attuale sistema informativo per le politiche del lavoro in Italia presenta ad ogni modo alcune debolezze. La scarsa interoperabilità tra banche dati regionali e la mancata implementazione di strumenti come il fascicolo elettronico del lavoratore limitano l’efficacia del monitoraggio e del job matching.

Il programma GOL ha comunque tutte le carte in regola per segnare un punto di svolta, come opportunità significativa per rinnovare le politiche attive del lavoro in Italia. Solo attraverso un sistema informativo efficace e interoperabile sarà possibile realizzare pienamente gli obiettivi del programma e migliorare l’occupabilità dei lavoratori italiani.

Il contributo di Stefano Sacchi e Gianluca Scarano tratto da “Il Cloud del Lavoro 2023-2024”


 

En attendant le nuove politiche attive

POLITICHE ATTIVE E DISOCCUPATI WORK-READY NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA GOL

L’avvio del programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol), per dimensione dei beneficiari e delle risorse impiegate, sta rappresentando una nuova e non semplice scommessa per le politiche attive italiane, sempre più al centro del dibattito pubblico negli ultimi anni per le loro lacune e le promesse non mantenute dal Reddito di cittadinanza (RdC). Le criticità che hanno accompagnato l’implementazione del RdC hanno creato un contesto caratterizzato da maggiori pressioni sui servizi per l’impiego (Spi) rispetto al passato, in virtù della necessità di attivare una platea con bisogni complessi.

Questo contesto ha influito sul disegno di Gol, sia nella distribuzione iniziale delle risorse, rispetto alla quale la componente relativa alla quota regionale di percettori di RdC è stata un fattore dimensionale cruciale, sia nella definizione dei percorsi di attivazione, con il percorso 4 («lavoro e inclusione») che appare ex ante il più complesso del programma. Non a caso, l’impegno preso dal governo italiano con la Commissione Europea ha posto come obiettivo del programma che il 75% dei beneficiari rientri in categorie considerate più vulnerabili (quali donne, giovani under 30, adulti over 55, disoccupati da non meno di 12 mesi e persone con disabilità).

Il percorso quattro del programma dovrebbe, in tal senso, comprendere forme di assistenza intensive per i casi in cui viene individuato un bisogno che va al di là dei soli problemi occupazionali, come è tipico per i beneficiari del RdC, che appaiono pertanto i candidati ideali per tale percorso. Nell’ottica della gradualità degli interventi previsti dai percorsi di Gol, all’opposto, il percorso 1 «reinserimento occupazionale», dovrebbe rivolgersi a soggetti meno «distanti» dal mercato del lavoro, tendenzialmente «pronti per il lavoro» senza la necessità di forme più intense di assistenza rispetto all’orientamento specialistico ed eventualmente alla formazione digitale. Astrattamente, questo percorso parrebbe la destinazione tipica dei beneficiari di indennità Naspi.

Tuttavia, i dati di monitoraggio al 31 dicembre 2022 (in particolare, ci si riferisce qui alla nota Anpal sul programma Gol n. 5/2022) sembrano indicare una maggiore eterogeneità nell’abbinamento tra categorie di sussidi e percorsi di attivazione, di pari passo con una chiara prevalenza di soggetti assegnati al percorso 1. Nonostante l’86,2% dei soggetti presi in carico dai servizi nell’ambito del programma Gol rientrino in categorie considerate vulnerabili secondo la definizione prima introdotta, oltre la metà dei soggetti presi in carico (51,3%) è stata indirizzata al percorso 1. In particolare, in alcune regioni e province autonome (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, provincia autonoma di Trento e Umbria) si registra una quota superiore al 20% di beneficiari di RdC destinati al primo percorso. Questi dati possono dare luogo ad alcune considerazioni.

Da un lato, è possibile che le metodologie di profilazione messe a punto per Gol possano sottostimare alcune caratteristiche di vulnerabilità. In particolare, è verosimile che questo possa avvenire nella prima fase, caratterizzata da un profiling quantitativo basato su un modello statistico, e che successivamente questo risultato finisca per indirizzare il giudizio stesso dell’operatore nelle fasi di assessment qualitativo in presenza, laddove egli tenderà per vari motivi a non discostarsi dal responso di tipo computazionale.

Dall’altro, occorre tenere a mente che non bisogna sottovalutare la condizione del disoccupato ritenuto «pronto per il lavoro». Com’è noto, il ruolo delle politiche attive si definisce a partire dalla necessità di trattare e prevenire la condizione di disoccupazione di lungo periodo, motivo per cui ci si riferisce frequentemente alle politiche attive come politiche del lavoro «outsider-oriented». Per converso, la caratteristica principale del soggetto che viene valutato ready-to-work o work-ready è la capacità di ricerca autonoma di un impiego. Per questo gruppo di utenti, gli Spi si sono spesso tradizionalmente limitati a mettere a loro disposizione strumenti quali annunci di lavoro, o l’accesso a computer, telefoni e stampanti. Ora, è da considerare che un soggetto work-ready è sì facilmente collocabile, ma potrebbe non essere parimenti motivato e indirizzato verso l’utilizzo dei servizi e, di conseguenza, rendersi difficilmente monitorabile. Talvolta, infatti, questi utenti percepiscono come obbligo o imposizione l’iscrizione a un Centro per l’impiego (Cpi) e considerano poco utile dichiarare formalmente di essere disponibili a un impiego, dal momento che si ritengono in grado di cercare lavoro da soli. Se gli Spi trascurano questo target c’è il rischio di intercettarne l’ingresso, ma perderne facilmente le tracce dopo poco tempo rispetto agli esiti e alla performance che ottengono sul mercato del lavoro.

Questo quadro diventa ulteriormente problematico nel caso in cui i soggetti work-ready, da iniziali beneficiari di indennità di disoccupazione, non vengono attivati per tempo, perdurano nel proprio stato di disoccupazione e finiscono con l’esaurire i periodi di fruizione di sussidi di tipo assicurativo. A quel punto, è altamente probabile che gli stessi soggetti entrino in schemi di tipo assistenziale – come il RdC – che gravano maggiormente sul bilancio pubblico e, verosimilmente, giungano a presentare una via via minore occupabilità rispetto al momento in cui è iniziato il periodo di disoccupazione. Con l’aumentare della durata della disoccupazione, il contatto con il mercato del lavoro e le abitudini lavorative si indeboliscono e l’intensità della ricerca di lavoro diminuisce.

Una situazione, quella testé delineata, in cui la mancanza di intervento tempestivo e preventivo da parte dei servizi, laddove si protrae una situazione di inattività, rischia di creare disoccupati che richiedono interventi più complessi da parte degli Spi a distanza di tempo, alimentando così un circolo vizioso. In questo contesto, il ruolo di monitoraggio dell’operatore, pubblico o privato, è imprescindibile. Se è vero che Gol può rappresentare uno spartiacque importante, non solo per la dimensione dei beneficiari e delle risorse impiegate, ma anche per la definizione di una strategia di targeting dei beneficiari molto più standardizzata che in passato, diventa di cruciale importanza guardare all’espansione di componenti digitali che agevolino la comunicazione operatore-utente, così come il job matching, integrandosi con le metodologie e procedure di profilazione recentemente introdotte.

Su questo punto rileva però la debolezza dei sistemi informativi che caratterizza ancora oggi le politiche del lavoro italiane. Da un lato, tutti i piani attuativi regionali hanno assunto impegni precisi rispetto al miglioramento delle capacità analitiche e all’utilizzo degli strumenti digitali da parte dei Cpi. Dall’altro, allo stato attuale è necessario interrogarsi sul fatto che per i soggetti work-ready si faccia leva sulla capacità di essere riassorbiti autonomamente dal mercato del lavoro, ma in un contesto nel quale i Cpi non utilizzano in modo strutturale strumenti elettronici di interazione con e informazione degli utenti, come il Work Folder olandese, hanno scarsi strumenti di monitoraggio all’interno dei propri sistemi informativi e le informazioni sono scarsamente coordinate a livello interregionale.

Anche l’attività dei soggetti privati è limitata dalla ridotta interoperabilità delle banche dati regionali, e d’altro canto il fascicolo elettronico del lavoratore non è mai stato attuato. L’unico strumento digitale pienamente operativo a livello nazionale dedicato all’incontro tra domanda e offerta di lavoro ha riguardato il lavoro agricolo (l’App Restoincampo). Strumenti più elaborati, basati sull’intelligenza artificiale, sono stati effettivamente considerati in relazione agli strumenti di incontro domanda-offerta da implementare all’interno del sistema informativo unitario.

Tale sistema, reso accessibile attraverso la scrivania digitale MyAnpal, avrebbe dovuto trarre vantaggio dalle vacancy che confluiscono a livello nazionale a partire dai nodi regionali. L’avanzamento di questi sistemi di apprendimento automatico è stato bruscamente interrotto a causa del noto indirizzo politico impartito ad Anpal dai governi Conte I e Conte II, con l’abbandono dei progetti di sviluppo al riguardo e l’enfasi posta sull’applicazione informatica Italy Works, poi non realizzata. Ciò che esiste, una sezione di MyAnpal dedicata all’incontro domanda-offerta, soffre tuttora dell’intermittente caricamento dei dati da parte delle regioni. Il programma Gol non ha fatto registrare alcun avanzamento su questi fondamentali fronti, sostanzialmente disinteressandosi della questione. Tutti aspetti, questi, che impongono una volta di più delle riflessioni sul ruolo cruciale che ricopre l’infrastruttura di governance delle informazioni relative al mercato del lavoro italiano.

 


IL CLOUD DEL LAVORO 2023-2024

Il contributo di Stefano Sacchi, Docente di Scienza Politica al Politecnico di Torino, e Gianluca Scarano, assegnista di ricerca in Sociologia economica all’Università di Torino, è contenuto all’interno de “Il Cloud Del Lavoro 2023-2024“, l’annuale pubblicazione di Assolavoro che raccoglie al proprio interno riflessioni e proposte di esperti e manager delle Agenzie, giuslavoristi, economisti, rappresentanti istituzionali e sindacali, ministri, ex ministri e dirigenti pubblici.

L’obiettivo de Il Cloud del Lavoro è quello di offrire le coordinate più puntuali su regole, flessibilità, politiche attive, servizi, Agenzie per il Lavoro, dati, formazione, competenze, welfare, relazioni industriali, digitalizzazione, intelligenza artificiale e prospettive del mercato del lavoro tra il 2023 e 2024.

Assolavoro pubblica in esclusiva ogni settimana un contributo tratto dalla pubblicazione con l’obiettivo di stimolare il dibattito online sul futuro del mercato del lavoro.

Clicca qui per acquistare la pubblicazione