L’occupazione non si impone per decreto

Published On: 14 Luglio 2020|Categorie: Comunicazione, Parlano di noi|

L’inizio dell’esame in seconda lettura al Senato del decreto Rilancio è probabilmente l’ultima chance per l’ala riformista del governo per battere un colpo sui temi del lavoro. Il perché è presto detto: il decreto ha al suo interno una disposizione, introdotta alla Camera, che impone l’allungamento ope legis della durata dei contratti a termine per un periodo equivalente alla cassa integrazione utilizzata dall’azienda.

L’impostazione della norma conferma almeno due dati di fatto. Il primo è una visione dirigista e neocorporativa che si alimenta dell’illusione per cui basta una legge per creare occupazione (oppure un divieto per evitare la disoccupazione). Il secondo è la sopravvivenza del “totem decreto dignità” (e dei suoi vincoli), perseverando in una logica che ignora l’urgente necessità di intervenire con ben altri strumenti per sostenere l’occupazione (come le politiche attive del lavoro oggetto solo di convegni).

La sensazione è che non si voglia entrare nel merito delle questioni e ci si limiti a rompere il termometro pur di non misurare la febbre: non sono certo questi i presupposti per affrontare un’emergenza economica e sociale che certamente si acuirà in autunno.

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Abstract:
Nazione – Carlino – Giorno, 14 luglio 2020