IL DIRETTORE DI MAIO AL QUOTIDIANO NAZIONALE – IL BLUFF DEI CENTRI PER L’IMPIEGO: “IL REINSERIMENTO COSÌ NON FUNZIONA”
QuotidianoNazionale, 26 novembre 2022
Il grande inganno: disoccupati a vita. “Il reinserimento così non funziona”
C’è chi viene inviato come “pronto al lavoro” e invece è in condizione di grave disagio psicofisico al punto che l’operatore deve chiamare un’ambulanza. E chi è a due mesi dalla pensione, ma è stato profilato come da occupare a breve. E ancora: chi risponde in videochiamata da Paesi lontani e non sa se e quando torna e chi è irreperibile o l’aspirante impiegato che si presenta con un interprete perché non conosce una parola di italiano. Sono solo alcuni dei casi con i quali fanno i conti gli addetti delle Agenzie private per il lavoro e che compongono una sorta di bestiario di quell’algoritmo burocratico e paradossale utilizzato dall’Anpal e dai centri pubblici per l’impiego per la profilazione dei disoccupati e dei percettori del Reddito di cittadinanza nell’ambito del Programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori). “E così – avvisa Agostino Di Maio, dg di Assolavoro – ci troviamo di fronte a persone inviateci come ready to work , che non solo non sono tali, ma che non possono ricevere, con quella qualifica, neanche i servizi di chi ready non è. Pronti a lavorare, per profilazione algoritmica, distanti dal lavoro per evidenza empirica”.
Un meccanismo che crea paradossi e non aiuta i potenziali destinatari dei servizi?
“Certo. Con un livello di confusione elevato che mette insieme aspetti che riguardano l’inclusione sociale di persone oggettivamente fragili e aspetti che, invece, concernono l’ambito dell’inserimento lavorativo”.
“Ho trovato francamente singolari le ultime dichiarazioni del commissario dell’Anpal, Tangorra, nelle quali, forse per giustificare il disastro, afferma che molti “redditisti” non sono nelle condizioni di essere avviati al lavoro (solo il 13% è immediatamente occupabile). Questo dato, però, contrasta con ciò che osserviamo: proprio l’algoritmo di Anpal, che misura la distanza di queste persone del mercato del lavoro (“profilazione”), finora ha inserito circa il 37% delle stesse nelle fasce di maggiore occupabilità”.
Con quali effetti concreti?
“Che ci vengono inviate dai Centri per l’impiego molte persone solo in teoria avviabili al lavoro e che per questo errore di profilazione non hanno purtroppo diritto alla formazione e al supporto che servirebbe loro. Tra i beneficiari inseriti nel Programma Gol, 1 su 4 risulta destinatario del Reddito, ma solo il 9% di questi è assegnato alla fascia per la quale è prevista una maggior intensità di servizi. C’è qualcosa che non torna con le dichiarazioni del commissario e con ciò che serve alle persone”.
Eppure, i numeri del Programma Gol (4,4 miliardi del Pnrr) sono sbandierati come successo.
“Anche qui si gioca con i numeri: per il 2022 l’obiettivo fissato di 300.000 partecipanti è stato superato (siamo a oltre 446.000). Peccato che si tratti non dell’erogazione dei servizi (formazione e accompagnamento al lavoro) bensì della stipula del Patto con il beneficiario e dell’indicazione del percorso futuro. Si tratta di meri adempimenti amministrativo-burocratici. In pochissimi hanno ricevuto i servizi e se ne riparlerà l’anno prossimo. È come se si fosse deciso di misurare le performance di un ospedale contando le persone che si presentano al pronto soccorso. Senza curarle, però. Si è creata una massa di quasi mezzo milione di persone che attendono servizi dal 1° gennaio 2023, senza nessuna pianificazione su come soddisfarle”.
“Senza un ridisegno del processo dubito fortemente che si possa farlo. Noi confidiamo, però, che il Ministro Calderone, che eredita questo disastro e che è sicuramente competente, possa ascoltare le nostre proposte: per esempio, che i privati autorizzati e accreditati abbiano pari dignità nel processo con i Centri per l’Impiego, che vi sia un sistema informativo di scambio tra soggetti privati e pubblici, che si consenta all’operatore di poter modificare la fascia di assegnazione della persona”.