IL PRESIDENTE DI ASSOLAVORO FRANCESCO BARONI AL QUOTIDIANO NAZIONALE

11 Febbraio 2024|Categorie: Comunicazione, Parlano di noi|

Quotidiano Nazionale, 11 febbraio 2024

Intervista al Presidente Francesco Baroni

Il 2023 si è chiuso con dati sull’occupazione positivi (il numero di occupati ha raggiunto il livello massimo di sempre, con la crescita soprattutto dei contratti a tempo indeterminato), ma restano ferme le criticità sul fronte del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, su quello della bassa inclusione lavorativa di giovani e donne, con la quota di neet che non accenna a diminuire. Che cosa ci si può attendere per il 2024, anche alla luce di queste prime settimane? «È un anno che si presenta come impegnativo proprio a causa delle criticità accennate a cui si aggiunge una previsione di crescita economica molto contenuta – avvisa Francesco Baroni, Presidente di Assolavoro, l’Associazione delle Agenzie per il lavoro che rappresenta oltre l’85% del settore-. È però una situazione che ci sfida e che vede tutto il nostro settore fortemente impegnato a trovare soluzioni utili per i nostri clienti, per i candidati e i lavoratori che incontriamo e gestiamo quotidianamente e anche per le istituzioni con cui ci confrontiamo per contribuire a definire politiche utili sia per il breve sia per il medio periodo».

Quali sono le priorità più rilevanti che emergono dal vostro osservatorio?

«Teniamo prima di tutto in conto che il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, il cosiddetto mismatch, vale un punto e mezzo di Pil, ovvero circa 27,8 miliardi di euro, secondo le stime al 2023. L’impatto è enorme anche sul piano dei conti. Per ridurre la forbice occorre lavorare su tre direttrici: in primis un’azione imponente di orientamento per i giovani, che spesso poco o nulla sanno sulle professioni e sulle competenze che facilitano l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro. E su questo bene ha fatto il Ministro Valditara a porre l’accento e a introdurre misure concrete di potenziamento».

E le altre due leve?

«La formazione professionale. È necessario promuovere quella formazione che realmente porta a creare le competenze richieste dal mercato e che adotta standard di qualità oggettivi. Andrebbe finanziata con soldi pubblici principalmente quella formazione che sa dimostrare una connessione diretta con risultati di accesso al lavoro o di mantenimento dell’occupazione. Nel nostro settore è già così: formiamo più di 300mila persone in un anno e oltre il 30% poi accede a un contratto di lavoro dipendente, per lo più in somministrazione. E il nostro impegno è dedicato a far crescere queste percentuali attraverso percorsi gestiti, sempre di più, in connessione con i nostri clienti».

Anche il numero di candidati, però, si riduce per il cosiddetto inverno demografico: come pensate di farvi fronte?

«È la terza priorità su cui lavorare con sempre maggior intensità, quella dell’inclusione. Sia con piani di piani di lungo periodo che puntino a invertire la curva demografica, sia più immediatamente con azioni sistemiche per favorire l’accesso e la permanenza al lavoro delle donne. È un potenziale eccezionale che dobbiamo necessariamente valorizzare. A questo si deve ovviamente aggiungere l’impegno per ridurre i neet e per gestire un’immigrazione armonica orientata a coprire con tempestività le opportunità di lavoro che restano scoperte in Italia».

Può aiutare il Piano Mattei?

«Il Piano Mattei del governo può essere una occasione formidabile per orientare l’immigrazione verso obiettivi di inclusione non solo sociale ma anche lavorativa; considerato che la formazione e conseguentemente l’occupazione stanno tra gli obiettivi specificamente indicati speriamo che si creino le condizioni per un vero salto di qualità. Come Agenzie abbiamo dato prova di poter fare la differenza sia come attuatori strutturali di politiche attive sia come «rete» di aziende qualificate capaci di affrontare soluzioni complesse per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Senza queste competenze è impensabile gestire in modo ordinato e strategico una sfida come quella della mobilità internazionale dei lavoratori a cui il nostro paese si affaccia con grave ritardo spetto ad altri paesi europei. C’è poi un’altra sfida a cui teniamo particolarmente».

Quale?

«Quella della progressiva qualificazione del lavoro, svuotando le sacche di lavoro irregolare, sommerso e precario. Attraverso le Agenzie si entra prima e meglio nel mondo del lavoro e i contratti a tempo indeterminato con noi sono più stabili nella durata effettiva addirittura rispetto a quelli a tempo indeterminato firmati dalle aziende. Confidiamo in una azione vigorosa contro il lavoro precario o sotto tutelato come quello delle cooperative spurie che pagano il 20% in meno i lavoratori, delle finte partite Iva e delle false collaborazioni che mascherano il lavoro subordinato. Siamo certi che si tratti di obiettivi condivisi da tutti che prescindono da divisioni politiche o da posizioni di parte».

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