MARINA TIMOTEO, ESITI OCCUPAZIONALI DEI LAUREATI: SINTESI DEL RAPPORTO ALMALAUREA 2022

22 Ottobre 2024|Categorie: Comunicazione, Il Cloud del Lavoro|

Esiti occupazionali dei laureati: sintesi del Rapporto AlmaLaurea 2022

Marina Timoteo, Professore ordinario di Diritto privato comparato all’Università di Bologna e Direttore del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, ne “Il Cloud del Lavoro 2023-2024” ha analizzato il Rapporto AlmaLaurea 2022, evidenziando una significativa ripresa degli indicatori occupazionali per i laureati, a riconferma della centralità del titolo di studio per un accesso più agevole nel mercato del lavoro.

Il numero di laureati in Italia resta inferiore rispetto alla media europea, e permane un gender gap: i laureati uomini hanno, infatti, una maggiore probabilità (+12,8%) di trovare lavoro rispetto alle colleghe donne.

Dai dati raccolti su 660.000 laureati da 76 Atenei diversi emerge che, a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è del 74,5% per chi consegue una laurea triennale e del 74,6% per quella magistrale. Ad incrementare le opportunità occupazionali post laurea pesano le esperienze di tirocinio curricolare e di studio all’estero. Per quanto riguarda il tipo di contratto, il tempo determinato resta quello maggiormente diffuso ad un anno dalla laurea. Inoltre, il 60,6% dei laureati triennali e il 66,3% di quelli magistrali ritiene il titolo conseguitomolto efficace o efficace” per il loro lavoro, confermando il trend positivo delle opportunità occupazionali per i laureati.

Il contributo di Marina Timoteo tratto da “Il Cloud del Lavoro 2023-2024”


 

En attendant le nuove politiche attive

ESITI OCCUPAZIONALI DEI LAUREATI: SINTESI DEL RAPPORTO ALMALAUREA 2022

Il Rapporto AlmaLaurea del 2022 ha evidenziato una ripresa del trend di miglioramento dei principali  indicatori occupazionali dei laureati, dopo la brusca battuta d’arresto verificatasi nel 2020 in seguito  all’incedere della pandemia da Covid-19. Tali risultati ribadiscono la centralità del titolo di laurea nell’accedere al mercato del lavoro e nel percepire retribuzioni più elevate e si inseriscono in un quadro di impellente  necessità di ampliare la platea di laureati, che in Italia continuano a essere pochi rispetto a quanto osservato  negli altri Paesi europei. In quest’ottica, è senza dubbio da tenere a mente l’impegno messo in atto per la  realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che annovera tra i propri obiettivi l’incentivo  alla partecipazione dei giovani ai percorsi universitari (borse di studio, corsi di orientamento, etc.), nonché  l’instaurazione di percorsi di formazione postuniversitaria volti a ridurre il gap tra le competenze richieste dalle imprese e quelle in possesso degli aspiranti lavoratori (programma Gol, Garanzia occupabilità dei  lavoratori).

Il Rapporto AlmaLaurea 2022 ha coinvolto 660 mila laureati del 2020, 2018 e 2016 di 76 Atenei, degli 80 aderenti ad AlmaLaurea a giugno 2022, intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del  titolo. Su base annua, i laureati coinvolti nell’indagine costituiscono circa il 90% di tutti i laureati degli Atenei  italiani.

Il 2021 evidenzia – come anticipato – una ripresa dei trend di miglioramento dei principali indicatori occupazionali, dopo il brusco arresto del 2020 legato all’avvento della pandemia da Covid-19. A un anno dal  conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 74,5% tra i laureati di primo livello e al 74,6% tra i  laureati di secondo livello del 2020. Rispetto a quanto osservato nella rilevazione del 2019 (dunque prima  dell’avvento della pandemia), nel 2021 il tasso di occupazione è aumentato di 2,9 punti percentuali per i  laureati di secondo livello, mentre per quelli di primo livello l’incremento è più contenuto e pari a 0,4 punti.

A cinque anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione è pari all’89,6% per i laureati di primo livello e  all’88,5% per i laureati di secondo livello. Anche in questo caso, i risultati mostrano un miglioramento  rispetto al 2019, soprattutto per i laureati di secondo livello (+1,7 punti percentuali), mentre è più contenuto  per quelli di primo livello (+0,9 punti percentuali). Il Rapporto conferma che le esperienze di tirocinio curriculare e quelle di studio all’estero rappresentano fattori che esercitano un effetto positivo sulle possibilità occupazionali. Permangono anche le tradizionali differenze di genere nella capacità di assorbimento nel mercato del lavoro, con gli uomini che registrano, a un anno dal titolo, il 12,8% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle donne, a parità di altre condizioni. Infine, emergono le radicate differenze territoriali, con il Centro-Nord che risulta avvantaggiato in termini occupazionali rispetto al Mezzogiorno; più nel dettaglio, quanti risiedono al Nord o al Centro presentano una maggiore probabilità di essere occupati (+43,7% e +15,6%, rispettivamente) rispetto a quanti risiedono nel Mezzogiorno.

Un ulteriore aspetto da evidenziare riguarda il ruolo dei corsi di orientamento e il contributo degli stessi nella  fase di ricerca del lavoro. Nel 2021, infatti, i servizi di cui gli studenti hanno maggiormente usufruito  riguardano i servizi di orientamento post-laurea (59,7%) e le iniziative formative di orientamento al lavoro  (56,0%).

A riprova dell’importanza di tali servizi di transizione università-lavoro, i dati AlmaLaurea sulla  condizione occupazionale dei laureati mostrano come l’aver partecipato a iniziative formative di orientamento  al lavoro organizzate dagli Atenei aumentano, già a un anno dalla laurea, la probabilità di trovare  un’occupazione, rispetto a coloro che non ne hanno usufruito; inoltre, ciò è verificato non solo tra coloro che  hanno valutato positivamente tale esperienza (+12,0%), ma anche tra coloro che, pur partecipando, hanno  dichiarato di esserne rimasti insoddisfatti (+6,4%, sempre rispetto a coloro che non ne hanno usufruito).

Nel 2021 la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.340 euro per i laureati di primo livello e a 1.407 euro per quelli di secondo livello. Si rileva un aumento delle retribuzioni rispetto alla  rilevazione del 2019 (+9,1% e +7,7%, rispettivamente) che conferma il quadro tendenzialmente positivo  rilevato negli ultimi anni. A cinque anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta è pari a  1.554 euro per i laureati di primo livello e a 1.635 euro per quelli di secondo livello. Anche in tal caso si osserva  un progressivo aumento delle retribuzioni: rispetto alla rilevazione del 2019, +8,3% e +7,3%, rispettivamente.

In questo quadro, sostanzialmente positivo sulle performance occupazionali dei laureati, è opportuno rilevare  che la forma contrattuale più diffusa nel 2021, a un anno dal conseguimento dal titolo, è il lavoro non  standard, prevalentemente alle dipendenze a tempo determinato, che riguarda il 41,4% di laureati di primo  livello e il 38,5% di quelli di secondo livello. Rispetto alla rilevazione del 2019 tale forma contrattuale risulta  maggiormente diffusa, con un incremento, rispettivamente, pari a +2,6 e +4,9 punti percentuali. A cinque anni dal titolo, tuttavia, la forma contrattuale più diffusa è quella alle dipendenze a tempo indeterminato, che  coinvolge il 65,5% dei laureati di primo livello e il 55,8% di quelli di secondo livello (rispettivamente, +4,4 e  +1,1 punti percentuali rispetto a quanto registrato nel 2019).

Un ulteriore indicatore interessante da considerare è l’efficacia della laurea, che combina l’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite durante gli studi con la necessità, formale o sostanziale, del titolo ai fini dell’assunzione: a un anno dalla laurea, il titolo è ritenuto «molto efficace o efficace» dal 60,6% dei laureati di primo livello e dal 66,3% di  quelli di secondo livello; rispetto all’indagine del 2019 si rileva un aumento dei livelli di efficacia (+2,3 e +4,9 punti percentuali, rispettivamente), confermando il trend positivo registrato già da alcuni anni.

Come si è visto, col trascorrere del tempo migliorano le caratteristiche del lavoro svolto e, tra queste, anche l’efficacia del titolo. A cinque anni, la laurea è ritenuta «molto efficace o efficace» per il 66,2% e per il 69,5% degli occupati di primo e di secondo livello. Anche per i laureati a cinque anni dal titolo, il 2021 restituisce un quadro di  miglioramento dei livelli di efficacia: rispetto al 2019, +6,0 punti percentuali per i laureati di primo livello e +4,4 punti per quelli di secondo livello.

Tavola 1 – Laureati intervistati nel 2021 e nel 2019 a uno e a cinque anni dal conseguimento del titolo: tasso di  occupazione, retribuzione mensile netta, forma contrattuale ed efficacia della laurea, per tipo di corso


IL CLOUD DEL LAVORO 2023-2024

Il contributo di Marina Timoteo, Professore ordinario di Diritto privato comparato all’Università di Bologna, Direttore del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, è contenuto all’interno de “Il Cloud Del Lavoro 2023-2024“, l’annuale pubblicazione di Assolavoro che raccoglie al proprio interno riflessioni e proposte di esperti e manager delle Agenzie, giuslavoristi, economisti, rappresentanti istituzionali e sindacali, ministri, ex ministri e dirigenti pubblici.

L’obiettivo de Il Cloud del Lavoro è quello di offrire le coordinate più puntuali su regole, flessibilità, politiche attive, servizi, Agenzie per il Lavoro, dati, formazione, competenze, welfare, relazioni industriali, digitalizzazione, intelligenza artificiale e prospettive del mercato del lavoro tra il 2023 e 2024.

Assolavoro pubblica in esclusiva ogni settimana un contributo tratto dalla pubblicazione con l’obiettivo di stimolare il dibattito online sul futuro del mercato del lavoro.

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